Uomini e donne in origine sono uguali, il feto fino al 42° giorno (7 settimana) è indifferenziato, questo significa che in questo momento gli organi genitali sono indistinti, solo il picco secretorio di “Testosterone” determinerà la differenziazione sessuale del feto di sesso genetico maschile. La secrezione del Testosterone andrà diminuendo fino ad arrivare a <100 ng/dl alla 24 settimana di gestazione. Un ulteriore picco c’è alla nascita, poi nei primi mesi di vita la secrezione di “Testosterone” si riduce ed è mantenuta dall’LH ipofisario.

Nella pubertà un individuo, si trova a vivere un importantissimo cambiamento fisico, psico-affettivo e relazionale. In questo momento di grande evoluzione, in cui per la prima volta dopo il terzo mese di vita, la secrezione di “Testosterone” diventa più importante che in qualsiasi altro momento, raggiungendo livelli > 500 ng/dl questa grande quantità determina:

  • Dall’aumento del volume testicolare
  • Lo scatto di crescita staturale
  • La crescita del pene
  • La crescita dei peli pubici
  • La crescita successiva dei primi peli ascellari e quelli del volto (barba)
  • Comparsa del pomo di Adamo in corrispondenza della laringe

Oggi è molto facile accedere alle informazioni inerenti la sessualità, ma malgrado ciò i falsi miti, le credenze e i tabù riguardo al maschile sono ancora molto diffusi.

Nel corso degli anni molti si è fatto riguardo all’educazione di genere, che comunque è un tema sempre attuale, in questo ambito si sono ottenuti dei risultati importanti nella sfera “femminile”, con l’ausilio di programmi educativi mirati, mentre la dimensione maschile sembra essere in parte sfuggita. Questo può essere dovuto anche alla riluttanza con la quale spesso i “maschi” accettano di parlare della loro vita emotiva, proprio per aderire a uno stereotipo di genere, che a metà degli anni ’80, come ci ricordava una celebre pubblicità: “Per l’uomo che non deve chiedere mai” tale fenomeno tutt’oggi presente si identifica con il nome di: “hunkvertising”. (termine inglese utilizzato per identificare l’oggettivazione della figura dell’uomo nel mondo pubblicitario)

Quindi spesso il dover aderire ad un stereotipo di genere, che vuole il maschio come “forte” “imperturbabile” “potente”, capace di gestire o di non far trapelare le proprie emozioni al gruppo dei pari. Comporta soprattutto in età evolutiva l’aderenza a certi stereotipi, che non permettono all’individuo uno sviluppo armonico della propria identità personale. Il percorso di trasformazione del corpo è iniziato, esso diviene più forte più duro nelle forme, scolpito e maggiormente resistente. L’elemento fisiologico che segna il passaggio alla pubertà è lo spermarca o semenarca. Il segnale della raggiunta maturità degli organi genitali maschili è la prima eiaculazione. Tale evento si manifesta verso i 13 – 14 anni e consiste nella fuoriuscita dal pene di un liquido lattiginoso (liquido seminale o sperma). Nella maggior parte dei casi la prima eiaculazione avviene per masturbazione, ma essa può anche verificarsi durante il sonno e viene chiamata polluzione notturna.

È intrinseco per l’essere umano dare una spiegazione al mondo circostante e agli eventi vissuti. L’essere umano, attraverso lo stereotipo, sperimenta la rappresentazione di sé all’interno del contesto socio-culturale, utilizza il pensiero collettivo per non sbagliare, allontanando l’idea di essere diverso, ma ognuno di noi è diverso dagli altri. Purtroppo in particolar modo durante la pubertà gli individui che non aderiscono a questa idea sono percepiti come fragili, inferiori, diversi, mentre l’essere umano di sesso maschile stereotipato dovrebbe essere il solo detentore del potere.

Questo momento di grande cambiamento non solo fisico, ma anche psicologico e relazionale necessita di conoscenza, che non può risolversi esclusivamente nella comprensione anatomo-fisiologica dell’evento, ma deve tenere obbligatoriamente in considerazione l’esperienza emozionale associata. Proprio l’esperienza emozionale e i relativi significati che le vengono attributi, può creare nel momento in cui non venga supportata, la necessità di ricercare informazioni all’interno del gruppo dei pari, ma chi ha dato le informazioni al gruppo?

In questo contesto allora lo sviluppo fisiologico, assume i tratti di un’acquisizione di competenze pisco-relazionali e comportamentali, che non sono sincrone con lo sviluppo fisico. Quindi l’aspetto asincrono dello sviluppo psicologico rispetto a quello fisico, deve comunque trovare un suo equilibrio. La ricerca di questo equilibrio, può portare i ragazzi ad aderire a degli stereotipi che propongono la relazione maschio/femmina come esclusivamente basata sul piacere dove l’aspetto relazionale ha il solo scopo del raggiungimento dell’appagamento sessuale, in cui la donna è un oggetto sessuale nelle mani di un maschio, talvolta anche violento. Questi falsi miti vengono forniti, da prodotti ad alta diffusione, quali la pornografia per esempio, ma anche la pubblicità la musica ecc. tutti quegli elementi che riguardano il “hunkvertising”.

Spesso lavorando con i ragazzi ci confrontiamo con una loro convinzione, che ciò che conta per un uomo, non è l’amore, ma avere partner sessuali disponibili. Dove la competenza sessuale dell’uomo è legata alla capacità di “prendere” e “dominare” la parte femminile, modalità attraverso la quale si garantirebbero l’appagamento sessuale della partner, possedendola. Rispecchiando in questo modo un “certo modello” di maschio vincente e di successo. Questo espediente potrebbe garantire ai ragazzi un modo per gestire quella mancanza di sicurezza, di “ansia” percepita nella relazione con il potenziale partner, che in questo momento assolve il compito di dirci il nostro “livello” amabilità, che è legato alla percezione di noi stessi attraverso gli altri.

Proprio il fatto che questi stereotipi, identificano per i ragazzi le emozioni come segno di debolezza o di minor virilità, quindi di un minor riconoscimento nel gruppo, amplifica questo mancanza di sicurezza e quindi la necessità di adesione a modelli esterni, che plachino questo sentire; in un pensiero del tipo: “Non mi è chiaro adesso come funzionano i rapporti relazionali, ma visto che un vero uomo non chiede mai, per capire come funzionano la cosa migliore da fare è quella di aderire alle “regole” del gruppo, perché in questo modo da loro sarò sicuramente riconosciuto”.

Al contrario sono proprio le nostre emozioni, il modo in cui le elaboriamo e il significato che attribuiamo ad esse che ci permette di risolvere le situazioni di maggior disagio. Questo aspetto ovviamente necessità di interventi di educazione di genere mirati al maschile, ma anche una maggiore sensibilità e tutela di questo momento della vita dei ragazzi, da parte di tutto il contesto sociale.

In questo momento è importante per un ragazzo avere la possibilità di chiedere, spiegazioni, supporto, ma anche di essere solo ascoltato e accolto in quelle che potrebbero essere le sue perplessità o incertezze. Senza che le stesse siano banalizzate o ridicolizzate. Allo stesso tempo è importante che gli adulti siano pronti a cogliere le richieste dei ragazzi. Ricordiamoci che cogliere non vuol dire fornire loro delle risposte pre-confezionate, per toglierci il più velocemente possibile da una situazione che potremmo percepire come potenzialmente imbarazzante, ma ascoltare empaticamente provando insieme a costruire un significato di questa esperienza, che riguarda tutti i ragazzi.

L’idea in cui la “virilità” e il ruolo di genere, cioè essere uomo, siano sinonimi, lo ritroviamo anche negli uomini adulti, che vengono in consultazione, è quello di potersi sentire meno “virile”, questa sensazione spesso è legata all’idea di non poter rispecchiare quell’ideale di “maschio” di “vero uomo”, che è quello che “le donne realmente vogliono” o meglio ciò che gli uomini scelgono di far pensare alle donne.